Già brevettati, sono biodegradabili e a lento rilascio
In futuro le cure per la parodontite potrebbero giovarsi di minuscoli bastoncini biodegradabili che (come capsule a lento rilascio) liberano antibiotici localmente nella gengiva: è stata infatti brevettata una nuova tecnica basata appunto su minuscoli bastoncini biodegradabili che si inseriscono nelle tasche gengivali e vi scaricano pian piano la terapia antibiotica che oggi i pazienti devono prendere, quando necessario, per bocca con tutti gli effetti avversi che ne conseguono. La terapia locale potrebbe dunque rivelarsi più sicura e più efficace, è spiegato sull'International Journal of Pharmaceutics. Il lavoro è stato condotto da Karsten Mäder, direttore dell'Istituto di Farmacia della Università Martin Lutero di Halle Wittenberg.
La parodontite è una patologia molto diffusa che interessa le gengive e che, se non trattata, può anche portare alla perdita di denti.
Il principale punto di forza di questi bastoncini, spiega Mader, è l'aver combinato un antibiotico di provata efficacia, la monociclina, con un eccipiente già in uso che stabilizza il tutto: "in questo modo abbiamo ottenuto un complesso non solo efficace ma anche molto più stabile - precisa - in grado di rilasciare l'antibiotico nel punto bersaglio lentamente" e indisturbato dall'ambiente circostante. L'utilizzo sperimentale di dispositivi a rilascio di antibiotico locale all'interno della tasca parodontale è in studio da moltissimi anni, ma con risultati finora modesti dal punto di vista dell'efficacia, sottolinea Mario Aimetti dell'Università di Torino e Presidente della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia.
"Certo che l'idea di poter sviluppare un'azione antimicrobica localmente resta quanto mai di interesse - continua Aimetti - qualora si riuscissero a risolvere i problemi legati a questa tipologia di somministrazione, in primis la "difficoltà di mantenere stabile la molecola all'interno di un ambiente dove c'è una continua produzione di fluido crevicolare, un ambiente, peraltro, estremamente angusto come una tasca parodontale". Tutto ciò, comunque, non eliminerebbe la necessità di manovre professionali dello specialista per disgregare il biofilm sottogengivale dei pazienti, conclude Aimetti.
fonte: International Journal of Pharmaceutics
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